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lunedì 26 aprile 2010

Moni Ovadia a Lucca




Sabato 24 aprile 2010 a Lucca, in occasione della terza giornata del Forum della Solidarietà che parlava di ambiente, ho assistito ad un intervento memorabile di Moni Ovadia. Ho registrato il suo intervento e poi l'ho tradotto integralmente su carta. Moni Ovadia appartiene, per il mio modo di vedere, a quella schiera di persone che ti senti orgoglioso di ascoltare, di conoscere, di vedere. Una specie di Giusti della Terra. Potrò dire ai miei figli di averlo ascoltato, conosciuto, visto.
Qui sotto c'è il suo emozionante intervento. Buona lettura, almeno per chi non si spaventa di un post particolarmente lungo.
(Toni La Malfa)

Vorrei partire con un piccolo ribaltamento delle parole dell'arcivescovo di Lucca, che ha parlato prima di me, un ribaltamento che è nello spirito di ciò che stiamo dicendo in questi giorni. Sua eminenza ha detto chi è amico di dio è amico dell'uomo. Io mi permetto di ribaltare questa riflessione dicendo: chi è amico dell'uomo è amico di dio. Io sono cresciuto in Italia e ho avuto una vita schizofrenica, una parte della mia vita si è svolta nella periferia delle città, per la maggior parte nella periferia di una grande città italiana che è Milano. A quel tempo gli stranieri erano i nostri concittadini del sud. Come oggi i nostri migranti ricevono calunnie e insulti, allora le ricevevano i concittadini del sud. Sono abbastanza vecchio per ricordare le scritte: via i meridionali dalle nostre città. E' una vecchia malattia, la pestilenza dell'intolleranza. E' una malattia di cui è malata la nostra umanità in modo grave, perché l'intolleranza verso gli uomini si riverbera verso la vita del pianeta. La natura è la nostra compagna di strada, gli animali sono i nostri compagni di strada, così come tutti gli uomini dovrebbero essere reciprocamente compagni di strada. Proprio per questa intolleranza si sono sviluppati nel seno del cammino dell'uomo alcuni crimini atroci. l più grande, grave e schifoso di tutti i crimini è stato il colonialismo. Di fronte ai crimini del colonialismo Stalin fa la figura di un dilettante. Purtroppo i crimini del colonialismo sono stati commessi inalberando simboli religiosi, proprio quei simboli religiosi che avevano parlato di fratellanza, di amore per il prossimo, di amore per gli umili. Come è legato il problema dell'ambiente a quello del rispetto dei popoli? La mentalità colonialista è ancora oggi fortemente diffusa ed è estremamente perniciosa perché camuffata da altro. Mi perdonerete se userò parole molto forti, ma non è più tempo di understatement; è in gioco la vita del pianeta e la vita degli esseri umani. Noi siamo come Paperino che cammina sull'abisso e non se ne è ancora accorto, ma ben presto potremmo accorgercene. Stando dentro alla grande sapienzialità per continuare l'apertura di sua eminenza , voglio far riferimento alla scrittura biblica. Non sono un grande studioso, io sono un saltimbanco, sono un teatrante, non sono un credente, sono un agnostico, tuttavia io credo che i grandi libri ci raccontino tutto. Intanto ci raccontano che l'uomo, l'essere umano, la matrice di tutti gli uomini di questa terra, si chiama Adamo, questo racconta la scrittura biblica. In italiano il nome Adamo dice poco, è solo un nome proprio. In ebraico Adamo viene dalla parola Adaman che significa gleba, zolla, terra. La traduzione corretta della parola Adam sarebbe "il gleboso, lo zolloso". La scrittura segnala che noi siamo fatti della stessa materia dell'universo, e dunque se noi siamo santi, santa è la terra con cui siamo fatti. Pertanto ogni scempio nei confronti di un terreno, di un fiume - tenete conto che al 75% siamo composti di acqua e quando siamo infanti, siamo acqua al 95%, pensate che meraviglie fa l'acqua - ogni scempio che facciamo nei confronti della terra e dell'acqua è uno scempio che facciamo a noi stessi. Questa è una questione che non attiene alla destra o alla sinistra, attiene al puro buonsenso. Se avveleno l'acqua avveleno me stesso, se avveleno la terra avveleno me stesso, avveleno i miei figli e il loro futuro. Che cosa ci porta ad avvelenare la terra? il grande Mahatma Gandhi diceva: questa terra ha abbastanza per le necessità di tutti ma non abbastanza per l'avidità di pochi. Ciò che ci ha fatto imboccare questa sciagurata deriva del pianeta è l'avidità di pochi. Questa avidità e questa grande disinvoltura nel farne uso deriva dal concetto che si chiama privilegio. Primo Levi, il grande scrittore deportato ad Auschwitz, conosciuto in tutto il mondo soprattutto per il libro "Se questo è un uomo" diceva che il nazifascismo è la logica del privilegio. Se si vogliono impedire tutte queste devastazioni, bisogna contrastare la logica del privilegio, di qualcuno che ritiene che i suoi privilegi siano diritti. Il privilegio si contrasta sulla base di uno dei principi sacrali stabiliti dall'umanità all'indomani della catastrofe della seconda guerra mondiale: il principio di uguaglianza. Tutti gli uomini - dice l'articolo 1 della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - nascono liberi ed uguali, pari in dignità e diritti. La parola uguaglianza l'aveva anche sancita la rivoluzione francese. Quando posero le tre colonne che dovevano reggere l'edificio della democrazia, scelsero queste tre parole: libertè, egalitè, fraternitè. oggi si sente molto starnazzare di libertà ma nessuno parla di uguaglianza. E' chiaro che la libertà senza l'uguaglianza è un'ignobile truffa, un atroce raggiro. Le due parole, inoltre, non possono stare senza la parola solidarietà: io sento il mio simile come il mio fratello chiunque egli sia, dovunque egli viva su questo pianeta e mi sento impegnato nei suoi confronti. Questo concetto viene da prima della rivoluzione francese, viene nella benedizione universalista di Abramo, nell'occasione in cui Isacco non viene sacrificato e il santo benedetto dirà ad Abramo: in te si benediranno tutte le famiglie della terra. Una benedizione per molte famiglie, non una omologazione: ogni famiglia in terra darà la benedizione secondo la propria cultura e questo attiene ai diritti dei popoli. Ecco il contenuto del levitico 18,19 nel leggendario comandamento, [Moni Ovadia lo declama in lingua ebraica] spesso confuso nelle varie traduzioni, che invece significa: " Amerai per il prossimo tuo come per te stesso". In poche parole significa che uno ti può stare anche antipatico, ciò nondimeno devi amare per lui ciò che ami per te. Il comandamento dell'amore non è un comandamento belante, ma è fondazione di un'umanità pacifica. Nella lingua ebraica santa non esiste il presente indicativo del verbo essere, è sottinteso come nella lingua russa. Il filosofo Levi Nas mette questo postulato: in filosofia viene prima l'etica, non la logica. Levi Nas dà questa traduzione: amerai per il prossimo tuo che è come te stesso. Il comandamento dell'amore va di pari passo con il comandamento di uguaglianza. La libertà, la democrazia, private dal concetto di uguaglianza sono una caricatura. La libertà e la democrazia possono vivere solo tra uomini uguali. Nel nostro pianeta in questo momento ci sono uomini che si ritengono più uguali degli altri e pensano che il pianeta non sia di tutti. Ipotecano il pianeta per la loro avidità anche nei confronti delle generazioni future, facendo finta che nessuno verrà dopo di loro. Questa gente non vede nemmeno i propri figli, o meglio : li vede come dei robot, dei pupazzi da ingozzare con oggetti invece che con futuro. Ecco che ancora una volta la scrittura ci soccorre: il santo benedetto nell'annuncio del giubileo nel levitico 23,25 dice:"nel cinquantesimo anno istituirete il Giubileo" e poi dice: "la terra è mia". La terra è mia, dice il santo benedetto; e per chi non è credente la terra attiene alla vita, all'universo. Dei gruppi di uomini non possono decidere di fare ciò che vogliono delle risorse del pianeta, ma questo è ciò che sta accadendo. Io considero - mia opinione - la privatizzazione delle acque, la privatizzazione delle sementi un atto di gangsterismo, non è un atto di economia. Il mercato non è dio. Il mercato è una struttura creata per regolare i rapporti socio-economici degli uomini. Una buona gestione del mercato può produrre una economia sana con una distribuzione equa delle risorse, ma non può diventare dio. E così l'economia deve avere il suo limite in principi più importanti di quelli economici che sono i diritti, la giustizia, la dignità degli uomini e dei popoli. Dobbiamo smetterla di parlare di ambiente - è una parola che si sta già svuotando, la ridondanza delle parole svuota le parole stesse - non stiamo parlando di equilibri politici, stiamo parlando di carne e sangue, di budella, queste sono in gioco. Per dirvi che mi interessa meno che niente della politica dei partiti vi faccio un esempio: negli stati uniti l'acqua è pubblica al 98% e uno dei sostenitori di tutto questo è Bloomberg, il sindaco di New York, che non è certo un ambientalista. Qui parliamo di diritti primari, la vita stessa. Noi siamo arrivati a estreme forme di perversione dell'ambiente, ambiente inteso non solo come lo spazio in cui viviamo, ma dell'ambiente umano per ragioni meramente economiche. Parliamo, ad esempio della terrificante storia dell'amianto e della ricaduta sulla salute di centinaia di migliaia di uomini nel mondo: un solo piccolo pulviscolo di asbesto che si depositi nella pleura dell'uomo genera il mesotelioma, uno dei più atroci cancri. Ci sono stati anni in cui nelle fabbriche uomini denunciavano i danni dell'amianto sulla salute - danni già noti dai primi del novecento e ampiamente studiati negli anni trenta - ma si facevano lavorare gli uomini condannandoli ad un'atroce morte ad orologeria, ed anche una parte dei sindacati difendeva questa cosa "perché devono lavorare, perché l'economia va avanti" e oggi questi uomini muoiono di cancro uno dopo l'altro. Che cosa ci è successo? Che cosa ci è successo, perché moltitudini di uomini vengano privati delle loro colture tradizionali in favore di un'economia aggressiva e brutale che pretende di impadronirsi delle loro vite? Non maggiori o minori guadagni, ma addirittura si sottomette la salute dell'uomo alla logica dell'avidità, della rapina. Tutto questo non può più essere tollerato perché è andato troppo avanti.
Noi abbiamo una serie di media che ammorbano l'ecosistema mentale e non ci informano su niente. Informarsi sul serio significa imparare a navigare nella rete e avere fonti attendibili, non chiacchiere, non starnazzìo televisivo, non risse da cortile, ma informazione, conoscenza. Provate a farlo e vedrete cosa si progetta nel nostro pianeta: lo sfruttamento di intere falde di continenti per trarre guadagni su guadagni per quattro gatti. Sappiamo bene che l'economia verde potrebbe essere molto più grande se non fosse stato per potentati economici che hanno piegato lo sviluppo petrolifero ai loro interessi e basta. Dobbiamo allora smettere di parlare di politica di partito in termini di schieramenti. Dobbiamo parlare di politica ricollocando al centro di essa questioni umane, antropologiche, etiche. Etiche. Duemila anni fa Gesù ha affermato un principio elementare, potente e poderoso: Beati gli ultimi che saranno i primi. Ma Gesù non intendeva nell'aldilà, "nell'aldiqua". Finché gli ultimi non saranno i primi qui, non dopo la morte. E' un messaggio che Gesù raccoglie da Mosé, che guida un popolo di schiavi e di stranieri. L'elezione ebraica non è l'elezione degli ebrei. La parola ebreo ha due possibili radici [Moni Ovadia le dice in lingua ebraica], la prima significa "traghettare". Abramo traghetta l'umanità dall'idolatria all'umanesimo. L'altra possibile è "delinquente", non il delinquente rapinatore ma il sovversivo, il fuoriuscito. Mosè guida un coacervo di genti, non erano un gruppo omogeneo: c'erano gli israeliti di Giacobbe, ma anche i mesopotami cintiti, i transfughi egizi, era il mucchio selvaggio. E' l'idea di un dio che dice: i miei eletti sono gli ultimi, mischiatevi stranieri, quelli sono gli eletti miei.
Sempre facendo riferimento alla bibbia: che cos'è il diluvio universale? Perché viene provocato? Dicono i nostri maestri che l'ira di dio si scatena non in presenza del male, ma di un'altra cosa peggiore del male stesso: l'indifferenza al male. Quando, ad esempio, grandi masse di persone sedicenti per bene vedono e girano la testa dall'altra parte. Il diluvio universale - un annegamento, più che di esseri viventi, di un linguaggio, di un senso pervertito - era provocato dal tentativo di dio di porre rimedio alla malvagità e, appunto, alla indifferenza dei confronti di essa, come oggi. Ci sono uomini che ne fanno di tutti i colori, ma sono abili nel tenersi un pelo al di sotto della giudicabilità. Le loro azioni non escono allo scoperto che permetta l'attivazione dei processi giuridici. A volte questo succede, ma di rado. Come quando la polizia a Wall Street ha portato via quattrocento di loro in manette. Sono quelli che devastano il pianeta per fare profitti smisurati che non sanno neanche dove ficcare. Sono quelli che chiedono soldi allo stato per le banche e li reinvestono solo per le loro speculazioni, e non vengono mai giudicati. Se un uomo non può mai essere giudicato - non per desiderio di vendetta, ma giustizia - che speranze abbiamo? Questo non è un discorso ebraico o giacobino: è un discorso cristiano basato sulle beatitudini. Gesù emana i comandamenti del cristianesimo, sono nel discorso della montagna e si chiamano beatitudini. Ve ne dico due: Beati gli affamati e gli assetati di giustizia perché saranno saziati e dissetati. Beati coloro che sono perseguitati per cause di giustizia perché saranno chiamati figli di dio. Ben due beatitudini su otto sono dedicate alla giustizia. Alcuni miei amici sacerdoti che combattono la mafia, che sono vicini ai disgraziati, che vivono ogni giorno le devastazioni dello scempio dell'ambiente e dei diritti, dicono questo : il primo dovere di un cristiano è fare giustizia. E questo vale anche per un ebreo o un laico. dobbiamo tornare alle vere fonti con parole dure, ma non aggressive. La verità di un linguaggio non è mai violenza. La lotta contro le ingiustizie e i soprusi non è mai violenta. E' coraggio, è lungimiranza, è giustizia.
Noi abbiamo assistito ad un grande miracolo: abbiamo visto un afroamericano per giunta meticcio diventare presidente della più grande potenza mondiale. Pensate se lo avessi detto quarant'anni fa in Texas: mi avrebbero messo su una croce incendiata a testa in giù. E' stato grazie a coloro che hanno combattuto, che sanno che lotta non è sinonimo di violenza, ma è coraggio e giustizia, è stato grazie a coloro che noi abbiamo assistito a questo miracolo. Se noi sapremo lottare, se sapremo non girare nemmeno un attimo la testa per non vedere violazioni dei diritti dei popoli, forse un giorno una generazione potrà dire: c'erano uomini anche in quella generazione mediocre che si sono battuti perché noi vedessimo un giorno di giustizia e di pace, e un mondo di bellezza, perché l'economia verde, le economie compatibili creano bellezza, oltre che sana economia. Ma soprattutto pace, e uguaglianza. Dire che tutti gli uomini provengono da una sola matrice, è una cosa un po' insensata, è solo una parabola. Ma i maestri del Talmud convengono nel dire che tutti gli uomini provengono da un solo uomo per affermare la pace, perché nessuno possa dire ad un altro uomo: il mio progetto era migliore del tuo.
(Moni Ovadia)